Preliminarmente ci sembra doveroso stigmatizzare, ancora una volta, l’atteggiamento irrispettoso posto in essere dal Commissario, provvido nel sollecitare al confronto senza scrivere ma che poi ci pone di fronte a situazioni del genere che hanno il sapore del metterci contro una parte
del personale.
Quanto appena detto è suffragato dal fatto che a distanza di meno di 24 ore dalla decentrata in cui avevamo, quasi all’unanimità, detto no alla richiesta di assegnazione del 15% del fondo per progetti della direzione (un assegno in bianco!), ci viene chiesto la medesima cosa, come se non fossimo stati sufficientemente chiari!
Sostenere che questa Direzione è venuta a conoscenza del pensionamento di una dipendente, quasi per caso, è segno che non vi sia contezza assoluta della gestione delle risorse umane; dichiarare che non era stato previsto un affiancamento è contrario a qualsiasi logica come pure la mancata programmazione che rappresenta il livello base di qualunque organizzazione, tranne al Papardo evidentemente.
Far ricadere questa responsabilità gravissima sul personale è assolutamente specioso, quando la prima cosa che si dovrebbe fare è la rimozione dall’incarico del dirigente responsabile e la relativa decurtazione del danno economico arrecato, anche in virtù della potenziale interruzione
di pubblico servizio cui si potrebbe incorrere e dei contenziosi che potrebbero scaturire.
Ci chiediamo, altresì, com’è possibile che in un sistema organizzativo di tipo piramidale, il superiore gerarchico del dirigente responsabile non sia perseguito per la palese culpa in vigilando riconnessa al ruolo apicale ricoperto.
Quando leggiamo: “….si è ritenuto opportuno chiedere alla stessa di posticipare di un anno le proprie dimissioni…” e continuando: “….ritenendo che tale richiesta…possa avere un positivo riscontro solo a condizione che…” non possiamo non pensare ad una sorta di ricatto che ci viene naturale leggere come se volete che resti pagatemi.
La dipendente in questione, per anni, è stata titolare di posizione organizzativa, recentemente ha goduto di un rinnovo triennale per aver superato gli obiettivi assegnati, fra i quali, evidentemente, non c’era la formazione/tutoraggio ne lei ha sentito l’esigenza di farlo malgrado il
surplus riconosciutole attraverso l’indennità di posizione organizzativa; l’azienda a distanza di meno di un mese (grande programmazione e idee chiare!) propone anche un aumento dell’indennità, discriminando gli altri titolari ai quali questa possibilità, almeno per il momento, è preclusa.
In ogni caso sappiamo che vi sono posizioni contributive non sistemate per le quali l’azienda verrà chiamata a versare all’INPS una penale e questa responsabilità vorremmo comprendere a chi è ascrivibile.
Ma non finisce qui, perché si ha l’ardire di chiedere la ragguardevole cifra di 1000€ al mese per un progetto obiettivo speciale finalizzato alla formazione del personale, formazione che è attività intrinseca al ruolo ricoperto per il quale si è remunerati; fra l’altro non è chiaro, tanto per
cambiare, per quanti mesi si chiede questa cifra e soprattutto chi sarebbero i beneficiari, non potendo, quella cifra, essere per la stessa dipendente in quanto la posizione organizzativa è omnicomprensiva e non può essere in aggiunta a progetti obiettivi.
Alla luce delle superiori motivazioni, si esprime il proprio diniego assoluto a quanto richiesto con nota 18505 e si invita il management, ove lo ritenesse opportuno per il futuro, ad evitare simili comportamenti irrispettosi delle relazioni sindacali che, per usare le medesime asserzioni precedentemente indirizzate alla nostra attenzione, ingenerano odio sociale e culturale preconcetto.