Nonostante le diffida legale inoltrata da parte della FP CGIL all’ASP in cui si chiedeva il ritiro del bando di mobilità interna, l’Azienda ha proceduto alla pubblicazione dello stesso: «Faremo il possibile per tutelare chi è stato leso da una procedura assolutamente illegittima»
La FP CGIL torna all’attacco sul bando di mobilità interna pubblicato dall’Asp di Messina. Nonostante nel mese di gennaio, infatti, la Funzione Pubblica CGIL avesse invitato una diffida legale all’indirizzo dell’Azienda Sanitaria diffidando quest’ultima dalla pubblicazione di una selezione considerata assolutamente illegittima e lesiva dei diritti di molti dipendenti, «l’Asp ha del tutto ignorato le nostre indicazioni – affermano il segretario della Funzione Pubblica CGIL, Francesco Fucile e il coordinatore provinciale della sanità, Antonio Trino – portando avanti una procedura inaccettabile». A detta dei rappresentanti sindacali, infatti, non solo «il bando esclude il personale in servizio presso l’azienda in una data successiva al 1 giugno 2018, ma non si comprende – continuano Fucile e Trino – quale sia il criterio ed il principio normativo/contrattuale per il quale l’azienda ha pensato e pensa di escludere tale fascia di dipendenti. Tale scelta pone l’azienda in una condizione di contenzioso che siamo certi la vedrà soccombere per illegittimità dell’atto, non solo in virtù dell’esclusione del sopradetto personale, ma anche per la non definita dichiarazione dei posti vacanti, atto, quest’ultimo, propedeutico alla predisposizione del piano assunzionale. C’è da dire – evidenziano – che, a prescindere dall’esito giudiziale, gli eventuali e prevedibili ricorsi bloccherebbero l’iter di assunzione ponendo l’azienda in una fase di stallo». La FP CGIL si riserva quindi di mettere in atto tutte le azioni necessarie per tutelare gli interessi «di quei lavoratori che, a causa di una selezione altamente discriminante, stanno vedendo leso il loro sacrosanto diritto di poter prendere parte ad un bando pubblico ed eventualmente migliorare la propria condizione lavorativa».