“Nei mesi scorsi l’impegno, le dichiarazioni di disponibilità ad accogliere la nostra pressante richiesta, salvo scoprire adesso che nella “Legge di Stabilità”, appena presentata, non c’è alcun riscontro”. Cgil e Funzione Pubblica Cgil Sicilia ritengono che occorra chiudere definitivamente la stagione del precariato e che “l’emergenza coronavirus non può diventare il pretesto per rinviare la questione ad un indefinito futuro”. Il riferimento è ai lavoratori Asu, i quali da quasi 23 anni, dal 1997, garantiscono in tutto il territorio, servizi presso Comuni, Asp, Musei, Aree Archeologiche e diversi Enti regionali. “E lo fanno per di più – affermano il Segretario Generale della Cgil, Alfio Mannino, e il Segretario Generale della FP, Gaetano Agliozzo – senza contratto e senza contributi e con un sussidio di 595,93 euro mensili. Dare loro certezza e stabilizzarli riteniamo sia un dovere, una priorità non più procrastinabile. Noi riteniamo sia possibile farlo, lasciando del tutto invariato il costo che, anno dopo anno, la Regione ha fin qui garantito. E l’emendamento che proponiamo va proprio in questa direzione ed affronta tutti i problemi aperti nella categoria. Due, a nostro avviso, le leve da azionare: l’incentivazione della fuoriuscita dal bacino con le stesse risorse utilizzate per il mantenimento nello stesso, da corrispondersi in rate annuali fino ad un massimo di 5 anni e, se di anni ne mancano meno al pensionamento, coprire solo la rimanente parte proporzionata al numero di anni; e la storicizzazione della spesa fino al 2038, per gli tutti enti pubblici che stabilizzano personale ASU, compresi quelli Regionali. Anche perché analoga procedura è stata autorizzata dal Governo Nazionale per altri precari” – osservano ancora Mannino e Agliozzo, i quali poi aggiungono: “stop alle intermediazioni, ed in questa ottica arriva in soccorso l’art. 15 L.R. N.17 del 2019 che ha inteso accogliere le richieste volte al superamento del sistema degli ASU in utilizzo presso cooperative, associazioni e parrocchie o che attraverso queste strutture venivano impiegati presso Enti Pubblici. Sebbene la norma ha disposto la ricollocazione di diverse unità di personale ASU, il problema è rimasto irrisolto, dal momento che l’emergenza Covid19 ha di fatto interrotto le operazioni di riassegnazione. I termini sono scaduti il 17 aprile, andando così a precludere a tanti lavoratori, la stima è di circa 700 unità, la possibilità di sanare la propria posizione. L’emendamento, che sottoponiamo all’attenzione del Parlamento siciliano, vuole posticipare i termini al prossimo 31 dicembre, in modo da dare al Dipartimento Lavoro il tempo di redigere un elenco di enti per l’assegnazione del personale ASU rimanente. Inoltre la norma va migliorata – evidenziano Mannino e Agliozzo – laddove ha precluso la possibilità di scelta degli Enti Regionali, con la conseguenza che questa conduzione limita le possibilità di ricollocazione e di fatto discrimina il personale che da decenni lavora in convenzione in Enti Regionali. Tale esclusione, dettata solo da ragioni economiche, (costo dell’assicurazione RCT e copertura INAIL per i lavoratori interessati, per un importo di 170mila euro) creerà un sicuro disservizio in settori strategici dell’amministrazione regionale e la sostituzione di certo sarebbe sicuramente assai più gravosa e onerosa”.